PHOWA


Fu per espresso desiderio del grandioso XVI Karmapa, detentore del lignaggio Karma Kagyü, che io ottenni da Ayang Tulku la trasmissione di questa pratica unica nel suo genere – la meditazione del morire consapevolmente, il phowa. Fu poi Shamar Rinpoche a chiedermi di iniziare a insegnarla, e così ho fatto, passando questo metodo di eccezionale forza a circa 120.000 tra i miei studenti, nell’arco di ventisette anni, in un totale di trecento corsi. Hanno dunque imparato a mandare la propria mente in una condizione liberata nel momento della morte, apprendendo anche come guidare le persone a loro vicine verso la liberazione dal ciclo condizionato delle esistenze immediatamente dopo il decesso. Quando applicata per gli altri, la pratica prende il nome di “gancio della compassione”.
Nel frattempo sono stato costretto a smettere di insegnare questo duro ed estenuante phowa. Su richiesta dei miei maestri e con una visione e considerazione riguardante la mia salute, il mio compito principale è diventato quello di diffondere la Mahamudra; insegnare il phowa semplicemente consumava troppa della mia energia. Nonostante ciò, nessuno dei miei studenti perde alcunché. Dato che l’amore del Buddha di Luce Illimitata è inseparabile dallo spazio che tutto pervade, il nostro lignaggio di trasmissione offre un percorso meno spettacolare ma ugualmente efficace; questo buddha espresse il desiderio che tutti gli esseri che hanno fiducia in lui e usano i suoi metodi dopo la morte raggiungessero la liberazione.
Indipendentemente dall’aver praticato tanto o poco, prendiamo rifugio come sempre e meditiamo sull’atletico e attraente Buddha di Luce Illimitata, trasparente come un ologramma, sopra la nostra testa. Nel farlo ci indirizziamo sul profondo auspicio di raggiungere il reame perfetto della gioia più elevata; concentrarsi su questo ripetendo almeno 500.000 mantra OM AMI DEWA HRIH dà l’accesso alla sua essenza pura. Per tante persone non passa molto tempo prima di sentire che “qualcosa” si manifesta sopra la loro testa, augurando loro del bene, ed è lì che vorrebbero andare. Al fine di dare ancora più valore e ricchezza alla mente nella quotidianità, offriamo con consapevolezza al Buddha di Luce Illimitata e ai suoi campi di forza cose che ci sono familiari e fidate, come per esempio un buon pasto, un incontro prezioso o le nostre libertà.
Ripetendo questa meditazione con regolarità la mente si abitua a indirizzarsi verso l’alto e nello stesso tempo a orientarsi verso la ricchezza significativa sopra la testa. Facendo così, al momento della morte la consapevolezza riconosce la strada che ha praticato e automaticamente va verso la terra pura del buddha rosso, e noi otteniamo una profonda certezza per quello che riguarda la nostra morte e un’impressione delle molte bellissime esperienze che ci aspettano dopo che ce ne saremo andati. Dato che queste appaiono soprattutto quando ci dimentichiamo di essere o di avere qualcosa, sono particolarmente convincenti. Al di là dei concetti, del tenersi stretto o del respingere, le immagini sorgono davanti al principio che vive le esperienze, vengono riconosciute nella loro essenza simile al sogno e come possibilità della mente, e liberano se stesse nello spazio come nuda conoscenza senza causare né aspettative né paura.
Tali esperienze di libertà rimangono immagazzinate e più pratichiamo più si sviluppano efficacemente. In momenti fulminei viene così vissuta la consapevolezza radiosa che dimora al di là e tra i pensieri e li sperimenta. Nonostante poi il mondo abituale si richiuda, a noi rimane più “aria” e diventa sempre più fluido il passaggio da un’impostazione mentale ristretta che esclude – una cosa a discapito dell’altra – a una predisposizione per cui vanno bene sia una cosa sia l’altra allo stesso tempo. Avendo finalmente raggiunto il nostro centro e avendo a disposizione nella sua pienezza la forza che ci appartiene, possiamo dire (come il realizzatore tibetano Rechungpa più di ottocento anni fa, dopo aver ricevuto una benedizione da Milarepa): «Ora non ho più bisogno di niente da nessuno!».
I veli più grossolani dunque cadono e facciamo sempre più spesso delle esperienze che sono al di là delle parole. Fondamentale a questo punto è il riconoscimento che lo sperimentatore comprende in modo atemporale sia la nascita che la morte, e ne consegue fiducia via via maggiore.
Questa pratica meditativa può essere fatta in qualsiasi momento e luogo. I miei studenti, capaci ed esperti, la insegnano in ciascuno dei miei centri buddhisti in tutto il mondo e guidano questa così come altre meditazioni della Via di Diamante.